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Il Signore delle Formiche

Settembre 29, 2022 / no comments

Le mie sculture scelte da Amelio per la loro storia

Il Signore delle formiche e il Castello di Montanaro

Tra le immagini che ci sono maggiormente rimaste in testa de “Il signore delle formiche”, il film di Gianni Amelio dedicato ad Aldo Braibanti, spiccano quelle girate nel Castello di Montanaro, che ricostruiscono la comune organizzata dal poeta nel Torrione Farnese di Castellarquato, negli anni ‘70. Insieme alla perfetta location, Amelio e il suo staff hanno avuto la fortuna di trovare, già allestita, una mostra dell’artista cremonese Paolo Mezzadri, che attualmente espone al Castello di Cadeo…

nell’azienda agricola di proprietà dell’Opera Pia Alberoni, condotta dalla famiglia Lambertini.

Mezzadri ha iniziato a lavorare il ferro per lavoro, nell’azienda di suo padre, e solo dopo, a quarant’anni, è arrivata la passione per l’arte, la scrittura, la fotografia, e una diversa lavorazione del ferro (un progetto, “Nino, storie di un uomo che
non ha capito nulla”, che insieme alle fotografie è stato presentato al
teatro Parenti a Milano e che forse diventerà uno spettacolo teatrale). I suoi sono tutti pezzi unici, e sono stati esposti in mostre, fiere d’arte, eventi, Fondazioni, in momenti personali e collettivi.
Come nascono i suoi pezzi?
«Mio nonno era maniscalco e io da bambino lo vedevo lavorare il fer-ro e mi sembrava una divinità, come il retro delle cinquanta lire. Un mestiere di famiglia che poi è diventato una produzione industriale, della quale ho sempre amato gli scarti. Ho lavorato in azienda trent’anni, e alla fine il metallo per me è diventato qualcos’altro, una ricerca di equilibrio, di una fascia di luce».

Al link qui sotto, trovi l’articolo completo
L’articolo di La Libertà, del 29/09/2002

La fragilità non inquina

Marzo 8, 2022 / no comments

La fragilità non inquina

1 marzo 25 marzo 2022

galleria Federica Ghizzoni, Milano

“La fragilità non inquina”: il titolo ci immerge nell’effetto che la fragilità imprime nella costruzione dell’umano. Questo effetto ci conduce dentro un fenomeno evolutivo che riguarda ognuno di noi, e che sa rammemorare i diversi passaggi della vita, a partire dalla nostra nascita. Una sorta di lutto originario precoce che si ripresenta per tutta l’esistenza: una cicatrice originaria che i metalli arrugginiti, utilizzati dall’Artista per le sue opere, evocano. Qualcosa che resta e che va costantemente attraversato e rinnovato. 

Ecco che “l’inutile” dell’arte di Mezzadri, con i suoi oggetti totalmente effimeri e “dimenticati”, si fa massimamente utile: l’utilità dell’inutile si rivela di un’importanza essenziale per la vita, salvandola e difendendola, perché ogni cosa a cui si dà valore può diventare forma, come lo sguardo sulla ruggine di Mezzadri.

Fragile è il nostro corpo che sin dalla nascita per poter uscire, aprirsi al respiro e mettersi in contatto con il mondo ha bisogno di rotture, di ferite. I materiali di Mezzadri, fatti di tondini grezzi e di lamiere arrugginite, sembrano rotti come la rottura di una ferita capace di aprirsi al contatto con il mondo. Nasce in questo modo la nostra relazione con la vita, che si nutre anche della relazione con il mito: gli eroi della tradizione occidentale presentano tutti connessioni con lesioni e fragilità che li guidano con coraggio verso visionarie traiettorie. Il loro talento pare associarsi più alla fragilità che alla forza, così come l’intuizione più profonda si accosta alle nostre maggiori limitazioni. Quella ruggine commuove perché sa raccontare una lotta estenuante, sino all’ultimo respiro, con la materia e con l’inevitabile impermanenza di tutti gli esseri viventi; racconta l’urto violento con le turbolenze della realtà che, attraverso l’opera e il gioco, si trasforma in poesia e bellezza. 

Mezzadri usa materiali poveri, dimenticati dalla società, scarti inaccettabili, inguardabili, come la luce abbagliante di tutte le cose veramente preziose. Sa parlare leggero di un corpo greve, di una passione che descrive un martirio, e nel contempo sa evocare immagini primordiali che assorbono diverse tradizioni iconografiche.

Con i suoi materiali negletti e feriti, crea un contrappunto armonico fatto di tanti brandelli di un reale mai avvicinabile totalmente perché troppo scabroso e incandescente. Tratta la materia che plasma come se fosse musica da comporre, la sua musica, facendoci ascoltare soprattutto il silenzio e il vuoto come possibilità generative. 

Nel lavoro di Mezzadri c’è un culto del recupero della memoria che interviene direttamente sulla materia senza inquinarla, dove Eros e Thanatos vivono di un giusto equilibrio, unificando i frammenti dentro la forma delle sue opere. La vita si può ricomporre attraverso narrazioni poetiche. L’Artista non ci conduce mai verso una materia informe, bensì riporta la materia a una dignità plastica fatta di forme quasi perfette, come se fosse una finzione sacra, come lo è il gioco, e forse l’amore.

Fragili sono i luoghi che abitiamo e Mezzadri ne sa inventare un inedito senso della vivibilità. Crea paesaggi che parlano di un altrove, dove il pensiero si unisce al sentimento di un tempo passato più che mai presente. I luoghi che immagina sono un altrove che sa unire, connettere, ma soprattutto contenere e restaurare una parola lontana che, con flebile voce, sussurra i segreti dell’esistenza, mai totalmente svelabili. Luoghi che dilatano e compongono un’imprevedibile idea, un desiderio mai sopito: luoghi che, come i sogni diurni, uniscono il visibile con l’invisibile. 

Le sue opere “invisibili” creano uno splendido ossimoro connesse ai materiali impiegati. Esse si avvertono primariamente con i sensi, poiché com-prendono un corpo emozionale che sa parlare di un’origine, di un primo ricordo, di quel primo sguardo filtrato da una sensibilità di fanciullo che, nonostante tutto, si ostina a creare mondi possibili, fragili, che non inquinano…

Ivan Paterlini

La fragilità non inquina (intervista)

Marzo 2, 2022 / no comments

La fragilità non inquina

1 marzo 25 marzo 2022

galleria Federica Ghizzoni, Milano

La fragilità è un momento infinito più lungo di un secondo più di tanto e molto di più confrontarsi con la fragilità richiede silenzio e stanze alte dov’è la polvere racchiude segreti di momenti

Questi uomini con i loro piedistalli di vanirà arroganza e urla dominano lettere prive di vita e reale consistenza eppure solo loro solo loro e le loro anime potranno ridare vita e dignità al tutto che noi siamo

Parma città d’oro

Settembre 28, 2021 / no comments

Qual è oggi il più grande valore che Parma presenta in termini identitari e culturali, ma anche turistici ed economici? Qual è la città d’oro della contemporaneità?

A queste e a molte altre domande vuole rispondere Parma città d’oro. Scenari da condividere tra Storia e Progetto, la mostra curata da Dario Costi, Francesca Magri e Carlo Mambriani, realizzata da Fondazione Cariparma e dal Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università di Parma, con il patrocinio di Parma Capitale della Cultura 2021+21 e del Fai – Delegazione di Parma.

La mostra, presentata in conferenza stampa alla presenza del presidente di Fondazione Cariparma Franco Magnani, dell’assessore alla Cultura del Comune di Parma Michele Guerra, dei curatori della mostra e dell’amministratore unico di Sinapsi Group Davide Battistini, si terrà dal 10 settembre al 19 dicembre 2021 a Palazzo Bossi Bocchi, sede di Fondazione Cariparma, e sarà approfondita da 12 incontri tematici per riflettere collettivamente sul futuro della città.

“Fondazione Cariparma ha scelto di promuovere questa mostra in un momento particolare in cui tutto il mondo sta faticosamente uscendo dalla pandemia” ha dichiarato Franco Magnani, presidente di Fondazione Cariparma “tutti saremo costretti a trovare nuovi modi di vivere insieme, di progettare gli insediamenti e di dare risposte a mutate esigenze di coesione sociale e di inclusione, attraverso percorsi in cui resilienza e sostenibilità diventano il fulcro dell’esistenza per le generazioni di domani”.

“La città d’oro di Parma è il sistema degli spazi pubblici, il patrimonio a vocazione collettiva ma anche la società civile” – ha dichiarato Dario Costi, docente di Composizione architettonica e urbana all’Università di Parma: “siamo tutti chiamati a ragionare su come mettere a sistema lo straordinario tesoro che abbiamo e che può diventare la prospettiva del nostro futuro”.

“È una mostra per i cittadini di oggi ma soprattutto di domani” ha aggiunto Francesca Magri, Ufficio Attività Culturali di Fondazione Cariparma, “per questo sono presentate le idee di laureandi, dottorandi e corsiti della Facoltà di architettura dell’Università di Parma, che negli ultimi cinque anni hanno lavorato a questo grande progetto”.

Carlo Mambriani, docente di Storia dell’architettura all’Università di Parma: “In questa mostra la progettualità del passato è messa in relazione con quella del presente. Durante l’età moderna i duchi chiamarono molti architetti anche da fuori Parma per migliorare la città e la corte. Diversi di questi disegni, a volte eseguiti, a volte no, sono conservati nelle Collezioni d’Arte di Fondazione Cariparma e ci permettono oggi un confronto tra quello che un tempo si era pensato per migliorare la Piccola Capitale e quello che si potrebbe fare oggi o domani, grazie alle elaborazioni degli studenti dei corsi di architettura dell’Università”.

Simbolo di questo approccio è l’ambiente che chiude il percorso di mostra: La stanza della condivisione, il momento in cui i visitatori – sia in presenza che da remoto – potranno esprimersi sulle destinazioni future degli scenari presentati nel percorso espositivo, in relazione al patrimonio storico-artistico disponibile, individuato sulla base degli edifici censiti dall’Atlante Civile dell’Architettura”.

La stanza della condivisione non sarà quindi solo il cuore ma anche il cervello dell’iniziativa, e al contempo sarà il rimando – perfettamente comprensibile leggendo le mappe urbane con le varie ipotesi tra cui orientarsi e scegliere – al vero luogo della condivisione: la città, appunto.

Noto: Art in the Bin

Settembre 28, 2021 / no comments

É con la mostra-evento “ART IN THE BIN” che Altera Domus, promotrice dell’iniziativa, grazie alla solidale e straordinaria partecipazione di 22 artisti di livello internazionale, rilancia la riflessione sul tema del recupero del rifiuto e del riuso creativo di materiali di scarto, dimostrando come possano diventare arte e come l’arte possa rinascere dal rifiuto di se stessa.

La mostra-evento, patrocinata dal Comune di Noto, ospitata nelle sale della Galleria di Palazzo Nicolaci, è stata inaugurata sabato 5 settembre 2021. Ad accogliere gli ospiti, la curatrice Paola Ruffino, il sindaco del comune netino Corrado Bonfanti, l’assessore al Turismo e Cultura, Giusy Solerte, il giornalista Paolo De Chiara.

“La difesa dell’ambiente è quanto mai un tema attuale e urgente – anticipa Paola Ruffino – anche l’arte deve raccogliere il grido d’allarme attraverso il suo valore sociale”. “Organizzare una mostra, incentrandola sul riutilizzo dei rifiuti, come alternativa alla bruttezza e alla pochezza umana, significa stravolgere una mentalità”, per usare le parole di De Chiara, nel saggio introduttivo alla mostra.

La fragilità non inquina

Assonanze, discordanze, forme e libertà di movimento al tempo del Nuono Rinascimento”

Settembre 28, 2021 / no comments

Assonanze, discordanze, forme e libertà di movimento al tempo del Nuovo Rinascimento

Dal 02 al 23 ottobre 2021

BIBLIOTECA CIVICA – PALAZZO GHIRLANDA SILVA
Brugherio, Via Italia, 27, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a venerdì 15-19 sabato 15- 18
Vernissage
2 ottobre 2021, 15.30 e 16.30, su invito

 

Noto: incontri del tempo

Settembre 2, 2021 / no comments

In mostra a Noto le scelte astratte e la ricerca figurativa di Marco Solzi e Paolo Mezzadri

A cura di Paola Ruffino ed Altera Domus

Sarà allestita nell’ex chiesa di Santa CaterinaSe è dal contrasto, dunque, che scaturisce l’armonia, accostamenti di pittura materica e “metalli filitati”, come ama definirli l’autore “pensando al ferro e alla pazienza di dialogare con esso in un infinito gesto di tessitura quotidiana per trovare modi, tempi e luoghi per futuri spazi creativi”,  è il leitmotiv della mostra bipersonale “Incontri del tempo” che, da Sabato 3 Luglio a Domenica 29 Agosto 2021, metterà a confronto scelte astratte e ricerca figurativa di due straordinari artisti cremonesi: Marco Solzi e Paolo Mezzadri nel suggestivo spazio dell’ex chiesa di Santa Caterina a Noto. Un luogo di impronta sacra che li ha motivati a sperimentare la dimensione presente della storia creando convivenze materiche sofisticate capaci di evocare l’anelito del passato, dello spirito, della bellezza eterna attraverso giochi emozionali di materia, luce, forme e colori.

Paolo Mezzadri, artiere e poeta del ferro, orienta la sua ricerca verso l’essenzialità della forma nel rifiuto della sua subordinazione al soggetto. Realizza sculture e complementi d’arredo metallici dalle forme elegantemente semplificate in senso plastico e geometrico ed attentamente studiate nella loro composizione formale. Per la mostra di Noto, i due artisti hanno fuso la loro visione comune, ovvero trasformare ferro e arte in poesia, creando interessanti opere alchemiche.

Tempo limitato

Agosto 29, 2019 / no comments

Tempo Limitato

Storie di cose e di incontri non sempre casuali

Pietrasanta (LU), 6 luglio – 30 settembre

Il progetto materia&materia nasce dall’idea di due artisti cremonesi, Marco Solzi e Paolo Mezzadri. Una “condivisone creativa” tra la scultura di Mezzadri e la pittura di Solzi, insieme per scoprire e sperimentare nuove strade artistiche con l’utilizzo di medium diversi. Le tele di iuta dense di strati di colore e dallo spessore materico, delle opere di Marco Solzi, accolgono le reti, i fili e le radici di metallo e ferro arrugginito, caratteristiche dei lavori di Paolo Mezzadri. Il tempo, limitato spesso dal trascorre di discorsi casuali e di silenzi creativi, è anche il titolo della prima mostra dei due artisti. Per la prima volta, oltre alle tele di Solzi e alle sculture di Mezzadri, saranno esposte cinque opere alle quali hanno lavorato a quattro mani. Il risultato è un dialogo in fieri tra arte e materia, forza e leggerezza, pensieri e idee, spontaneità e studio approfondito. La mostra sarà ospitata nello spazio della interior designer Emanuela Marchesini a Pietrasanta e sarà inaugurata sabato 6 luglio in occasione della quarta edizione di “Collectors night” che, come ogni anno, trasformerà la cittadina toscana nella capitale dell’arte contemporanea.

MARCO SOLZI

Autodidatta, Marco Solzi è nato a Cremona nel 1959. Alla fine degli anni Ottanta risalgono i primi approcci alla pittura che proseguono fino ad oggi. Da sempre attento alle avanguardie artistiche conosce e apprezza l’arte americana degli anni ’50 e ’60 che influenza la sua pittura degli esordi, astratta e informale. Gli esperimenti sull’armonia dei colori, sul solco di Pollock e Rothko, si affinano con il passare degli anni. Gli anni Duemila segnano un’importante svolta nella pittura di Solzi: osservatore della luce in tutte le sue forme, l’artista approda a dipingere antichi lampadari su grandi tele di iuta. Gli chandeliers finiscono per diventare una cifra stilistica, contribuendo ad affermare la sua opera tra le più intriganti del panorama emergente italiano. Sempre alla ricerca di percorsi artistici da sperimentare e approfondire, gli ultimi lavori lo vedono impegnato su lettering di matrice concettuale.

PAOLO MEZZADRI

Cremonese, classe ’66. Dopo una lunga esperienza lavorativa nell’azienda di famiglia, nel 2010 decide di intraprendere un percorso nuovo e sicuramente molto creativo creando Metallifilati: arte e design contemporaneo. ”Il sogno è poter realizzare, vivere e condividere emozioni partendo dalla semplicità del gesto…”.Gli scarti del ferro diventano il punto di partenza delle sue opere, dal “non conforme” della produzione seriale al “conforme” del suo talento creativo. Le sagome inermi, abbandonate e corrose dal tempo, danno vita a lettere, alberi, forme geometriche piccole o grandissime, dal profumo inconfondibile di ferro arrugginito con cui intrattiene un “dialogo intimo e silenzioso alla scoperta o riscoperta di se”. Nel novembre 2014 si è tenuta la sua prima mostra personale negli spazi della Fondazione San Domenico di Crema. Da allora partecipa a numerose mostre personali e collettive e fiere d’arte nelle principali città italiane. Ha collaborato con il comune di Paratico e i suoi “Giocolieri” ora arredano lo splendido lungo lago. SPAZIO Emanuela Marchesini Via Garibaldi, 1 – Pietrasanta (Lucca) dal 6 luglio al 30 settembre 2019 Inaugurazione sabato 6 Luglio ore 19.00

Il Gioco è il Tempo, a Parma 360 Festival

Aprile 24, 2019 / no comments

“Il gioco è il tempo” istallazione in ferro di Paolo Mezzadri nel cortile interno dell’Antica farmacia di Parma, è un’opera sublime, se per sublime intendiamo l’interdipendenza di luce e ombra in ogni accadimento umano.

Sublime perché sa destare sentimenti legati al limite del tempo, del tempo che ci rimane e di quello trascorso pro-vocati dall’antico e decadente edificio che ospita e accoglie l’opera, insieme al gioco come gesto infinito che si ripete e si ricrea istintivamente per ogni bambino che si affaccia alla vita; un sentimento di impotenza si alterna al punto di massima estensione illusoria in cui il gioco si affaccia al baratro senza rompere l’incantesimo della vita.

Levinas scriveva che il soggetto è ostaggio. È ostaggio del suo corpo,  è ostaggio della vecchiaia e della caducità. Le soluzioni per evitare la prigionia sono multiple: dalla follia che non accetta e inventa un altro gioco, incomprensibile.
Nabokov in “Un paese sinistro”  dona la follia ad un personaggio per sollevarlo da un’angoscia atroce, quel pensiero dominante che sa escludere il mondo.
Tolstoj nel racconto “le memorie di un pazzo” narra la stessa fuga, le stesse dinamiche. I meccanismi difensivi sono un’altra soluzione:  rimuovono la consapevolezza d’essere prigionieri attraverso anestesie e dipendenze che assumono centralità e “senso”.

E poi Il gioco, dinamica che creando, ferma il tempo nell’esercizio della sospensione. Ognuno di noi conserva in sé quel luogo magico di creazione e di sospensione che a partire da un’inquadratura dal basso (la visione del bambino) reagisce al mondo, prolungando un paradiso perduto attraverso un gesto, estetico.
È quel luogo che Mezzadri ci sollecita a ri-contattare. L’occhio del poeta è l’occhio che sa attraversare il limite trasformandolo, così come l’occhio del bambino sa reagire al troppo grande e pericoloso trasformandolo. Il gioco quindi come assenza di tempo perché non invecchia mai, come l’arte del resto. Nel tempo del gioco, il tempo nulla può.

Scrive di sé Paolo Mezzadri: “Il ferro per me profuma di nostalgia e quello arrugginito di storia. Ho spesso trovato nel contenitore delle non conformità… quello con la targhetta rossa, così chiara e visibile da essere insopportabile, un senso anche per me… ecco io sono una “non conformità”. Inizio così la mia storia, una storia nata con i pezzi di scarto… Immaginando e provando… Sbagliando tantissimo, forse troppo, ma mai con metodo.”

La possibilità quindi di dislocarci, di aprire lo sguardo verso inediti riflessi, inventarci una nuova vita, nuove possibiltà, passa nel saper riconoscere lo scarto del collettivo, il fuori campo, il piccolo. Lo sviluppo di uno sguardo periferico è ciò che sollecita soprattutto l’opera di Mezzadri, che a partire dal ferro, materia che sa resistere e nello stesso tempo arrendersi al tempo, ci obbliga a vedere negli anfratti della vita, nelle fessure, nei luoghi dove lo sguardo fatica a posarsi e a pensarsi…ma questa, tra le tante, è proprio la funzione dell’arte e del gioco. 

Ivan Paterlini

Parma 360 Festival, mostre, installazioni, eventi

Marzo 22, 2019 / no comments

Parma 360 Festival

Festival della creatività contemporanea, a Parma dal 6 aprile al 19 maggio 2019.

Mostre, eventi, laboratori, e dialoghi d’arte per menti curiose.

La mia installazione “Il gioco è il tempo” vi aspetta a Parma.

Giocare, forma assoluta e silenziosa di infinita creatività. Riscoprire il gioco “da adulti”, condividendo gesti fanciulli senza paura e senza timore. Abbandonarsi al gioco per ritrovare spirito ed attimi. Costruire senza nessun bisogno, senza schemi e regole. Per ricostruire parti di noi e condividere parti di altri.

Tutte le informazioni sul sito:
www.parma360festival.it

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